L’intelligenza artificiale cinese di DeepSeek stravolge le certezze

DeepSeek è una nuova piattaforma di intelligenza artificiale sviluppata da una startup cinese, emersa nel 2023, che ha rapidamente guadagnato attenzione a livello globale per le sue capacità avanzate di elaborazione dei dati.

Questa piattaforma si distingue per la sua architettura open source e per i costi significativamente inferiori rispetto ai concorrenti statunitensi, rendendola accessibile a un ampio pubblico.

DeepSeek offre modelli di intelligenza artificiale che possono essere eseguiti localmente, adattandosi all’hardware degli utenti e permettendo una gestione più flessibile delle risorse computazionali.

Tuttavia, le differenze principali rispetto ad altre piattaforme di intelligenza artificiale risiedono nelle sue implicazioni per la privacy e la sicurezza dei dati. A differenza di molte soluzioni occidentali, DeepSeek raccoglie e ospita i dati degli utenti su server situati in Cina, dove le normative sulla privacy sono significativamente più permissive. Questo solleva preoccupazioni riguardo alla potenziale accessibilità dei dati da parte del governo cinese e alla possibilità di utilizzi impropri delle informazioni sensibili.

Le pratiche di raccolta e utilizzo dei dati di DeepSeek potrebbero violare il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) dell’Unione Europea. Il GDPR richiede il consenso esplicito degli utenti per il trattamento dei loro dati personali, ma l’approccio di DeepSeek sembra non rispettare questi requisiti, sollevando preoccupazioni riguardo alla legalità delle sue operazioni in Europa.

In sintesi, mentre DeepSeek rappresenta un’innovazione nel campo dell’intelligenza artificiale con vantaggi economici e tecnici notevoli, le sue caratteristiche intrinseche sollevano interrogativi critici sulle implicazioni legali e etiche per gli utenti, specialmente in un contesto europeo sempre più attento alla protezione della privacy e dei diritti fondamentali.

Riportiamo di seguito il commento di Giulia Mariuz, Partner dello studio internazionale Hogan Lovells in merito al fenomeno DeepSeek.  
 
“L’attenzione mediatica sollevata in questi giorni dal fenomeno DeepSeek è l’ennesima riprova che siamo nel mezzo di una vera e propria corsa globale all’IA, che si gioca in prima battuta sul piano tecnologico, ma che ha inevitabilmente delle ripercussioni formidabili a livello geopolitico, sociale ed industriale. In questo panorama, è evidente la volontà degli Stati Uniti, con l’insediamento di Trump e il suo Stargate AI project da un lato, e della Cina, con l’impegno del suo governo in materia di IA e il successo del modello open source di DeepSeek, di aggiudicarsi il primato e posizionarsi come potenze dell’IA.

Si tratta della tempesta perfetta, che spinge inevitabilmente ad una riflessione giuridica in merito alla regolamentazione di tali tecnologie e al futuro ruolo dell’Europa.

L’Unione Europea con il Regolamento sull’IA ha scelto un approccio equilibrato, seppur garantista, che ha come perno la tutela dei diritti fondamentali e, seguendo un approccio risk-based, si propone di normare in maniera dettagliata solo gli aspetti maggiormente impattanti, mantenendo una posizione meno dogmatica sul resto.

Questa scelta, seppure condivisibile, non è tuttavia sufficiente, da sola, a garantire che l’Unione Europea diventi un leader globale a livello di IA, in particolare a fronte degli investimenti miliardari da parte di Stati Uniti e Cina, associati alla volontà di questi Paesi di applicare una politica di deregolamentazione.

A tal proposito vale la pena richiamare il Rapporto di Mario Draghi, il quale sottolinea la necessità di un massiccio intervento economico dell’Europa in relazione alle nuove tecnologie e all’IA, funzionale a colmare il gap competitivo con le imprese straniere e garantire lo sviluppo di sistemi di IA rispettosi dei principi del Regolamento sull’IA”. Conclude l’avvocato Mariuz.

Author: Paolo Bossi

Co-Founder of More Legal Srl, Journalist and Chief Editor of Global Legal Chronicle’s magazines